Addio caro Franco Le idee pedagogiche di Frabboni sono vive più che mai

La mattina del 17 maggio, nella sua città di Bologna, ci ha lasciato all’età di 89 anni Franco Frabboni, uno dei pedagogisti più significativi del Novecento e dei primi anni del nuovo secolo. Di alto spessore culturale, serio studioso, laico, progressista, rispettoso, gran lavoratore, ha girato l’Italia per offrire il suo contributo alla crescita democratica della scuola. Ascoltato e seguito con piacere da tutti, prima di tutto per le sue idee innovative e poi per le capacità comunicative del suo linguaggio ricco di metafore.

Franco Frabboni ha dato un grande contributo allo sviluppo dell’editoria pedagogica ed è stato per me un grande maestro. È con orgoglio che posso dire di essere stato – insieme a Massimo Baldacci, a Liliana Dozza, a Carmine De Luca, a Paolo Cardoni – redattore di alcune riviste da lui dirette, a cominciare da Riforma della Scuola. Ha fondato e diretto altre riviste come La scuola Se, L’albero a elica, Didattica generale e didattiche disciplinari, Pedagogia più Didattica; ha diretto collane editoriali fra le quali va ricordata quella prestigiosa per Laterza. Proponeva una scuola nuova, basata sulla ricerca e sulla progettazione, per superare il dogmatismo e le “mode” retrive della didattica tradizionale.

Tra le sue idee mi ha sempre colpito, per la genialità innovativa e ancora attuale, il suo progetto generale da lui stesso definito Sistema formativo integrato che aveva a fondamento sia le teorie di grandi pedagogisti  come Antonio Banfi sia la pratica educativa di maestri come Bruno Ciari. Detto in soldoni il sistema formativo integrato si basava, anzi si basa ancora, sull’idea che alla formazione dei giovani del futuro dovessero cooperare varie e diverse “agenzie formative”, come la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione (in primo luogo la tv, la stampa e le nuove proposte della tecnologia), perfino i “luoghi” frequentati dai giovani che dovevano essere ambienti di assoluta libertà. È ovvio che un simile progetto prevede la partecipazione democratica delle famiglie alla scuola, un’attenzione dei mezzi di comunicazione e alle innovazioni tecnologiche, il rispetto degli spazi, curati e controllati rispetto alle infiltrazioni malavitose. Un sistema educativo arioso, a partire dalla scuola, aperta verso il territorio e la società e flessibile al suo interno, diversificando e organizzando gli spazi: dall’aula all’atelier, dai vari laboratori ai gruppi di interclasse degli alunni che leggono libri e giornali, che apprendono e creano nel rispetto e nel confronto della diversità.

Un sistema educativo che appare quasi onirico e utopico. Ma Franco Frabboni era anche questo, un serio e organico utopista. Purtroppo, soprattutto a partire dagli ultimi vent’anni, le cose sono andate un po’ diversamente, basta pensare che scuola e famiglie anziché collaborare spesso confliggono e che alla partecipazione collettiva dei giovani si è sostituita a solitudine creata spesso dalle nuove tecnologie. Ma per me, caro Franco, i tuoi insegnamenti restano dentro di me, non chiusi in me ma aperti al mondo.

Ermanno Detti

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