La scuola restata a casa: una ricerca sulla didattica e il lavoro durante il lockdown per la pandemia di COVID-19

La sera del 9 marzo 2020 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia agli italiani l’estensione a tutto il territorio nazionale dei provvedimenti per il contrasto della pandemia di COVID-19 già previsti per le iniziali “zone rosse”. Sintetizzati con la formula «Io resto a casa», tra i provvedimenti è presente la sospensione delle attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado. Inizialmente fino al 3 aprile, ma poi, con rinvii successivi, fino alla fine dell’anno scolastico.

Si tratta di una situazione inedita, che coglie alla sprovvista tutti, docenti e studenti compresi. Da quel momento infatti la didattica a distanza diventa l’unica didattica possibile. Un grosso sforzo è stato fatto dall’intero sistema scolastico per resistere e garantire a tutti il diritto fondamentale all’istruzione: uno stress organizzativo e lavorativo senza precedenti, che ha messo alla prova la capacità di reazione degli organismi dell’autonomia scolastica. Come è stato gestito? Quali decisioni sono state prese a livello degli istituti? Con quali conseguenze per il lavoro degli insegnanti? Con quali effetti sulla qualità della didattica?

Per rispondere a queste domande, durante il lockdown, è stata promossa e condotta dalla FLC CGIL, in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Università La Sapienza di Roma e l’Università degli studi di Teramo, un’inchiesta rivolta ai docenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, in merito alla didattica a distanza attuata durante la fase emergenziale della pandemia.

L’analisi dei dati, che è stata presentata in videoconferenza lo scorso 13 ottobre e sarà approfondita nel prossimo numero di Articolo 33, ha da un lato evidenziato le numerose criticità affrontate dai docenti ma dall’altro anche la loro capacità di reazione e intervento per garantire lo svolgimento delle attività scolastiche, in un contesto caratterizzato da crescenti disuguaglianze (tra i diversi contesti territoriali e organizzativi) e da una estrema diversificazione delle esperienze di didattica a distanza, con una pluralità di stili di gestione, strumenti e pratiche adottate, anche in conseguenza delle carenze di coordinamento, supporto e indirizzo generale.

È già possibile visionare slide di presentazione e il working paper della ricerca a questo link.

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