Valutazione in merito all’attuazione della Piattaforma d’Azione di Pechino da una prospettiva sindacale

 

Valutazione in merito all’attuazione della Piattaforma d’Azione di Pechino da una prospettiva sindacale

Sono trascorsi vent’anni: siamo ancora lì?
Oggi, nei sindacati sono rappresentati oltre 70 milioni di lavoratrici, che negli ultimi 20 anni hanno costruito un patrimonio di conquiste di diritti e di tutele nei luoghi di lavoro. Le donne sindacalizzate guadagnano più delle donne non sindacalizzate e contribuiscono a negoziare salari più equi, il congedo di maternità e paternità retribuito e l’accesso alla protezione sociale attraverso la contrattazione collettiva e il dialogo sociale, nonché ad organizzare i lavoratori che non erano precedentemente sindacalizzati. Dieci milioni di lavoratori domestici hanno ottenuto di recente il diritto al salario minimo o ad un aumento del salario minimo, alla protezione sociale, alla regolamentazione dell’orario di lavoro, ad una giornata di riposo alla settimana e altri diritti, in seguito ad una campagna globale condotta dai sindacati e dai lavoratori domestici e sostenuta dai gruppi per i diritti umani, delle donne e dei migranti. La campagna ha portato alla ratifica della Convenzione ILO n° 189 e alle riforme della legge del lavoro in oltre 12 Paesi.
Attraverso la contrattazione collettiva, il dialogo sociale e le campagne realizzate a livello locale e globale, le sindacaliste hanno compiuto progressi a favore dei diritti delle donne in alcuni settori critici individuati nella Piattaforma d’Azione di Pechino (BPfA), come: i diritti economici delle donne, che includono l’accesso all’occupazione, le risorse, i mercati e il commercio; l’eliminazione della segregazione occupazionale e di qualsiasi forma di discriminazione nel lavoro; l’accesso ai servizi pubblici di qualità; e promuovendo la conciliazione tra le responsabilità familiari e l’impegno lavorativo per le donne e per gli uomini.
Tuttavia, la maggior parte delle promesse della Piattaforma d’Azione di Pechino (BpfA) non sono state mantenute:
– il 70% dei poveri nel mondo sono donne;
– il divario retributivo di genere a livello globale resta di quasi il 23%;
– le donne sono sovra rappresentate nelle mansioni di livello inferiore, scarsamente retribuite, concentrate nel lavoro informale, nel part-time, nel lavoro instabile e
precario;
– il lavoro di cura non retribuito delle donne rimane ai margini dell’elaborazione delle politiche sociali ed economiche, sebbene si stimi che contribuisca per il 15 – 50% del PIL (contribuendo per circa 25 trilioni di dollari all’economia globale);
– la distribuzione diseguale delle responsabilità di cura tra lo Stato e le famiglie e tra le donne e gli uomini continua ad impedire l’effettiva partecipazione delle donne alla forza lavoro e il loro accesso al lavoro dignitoso;
– milioni di ragazze non ricevono un’istruzione a causa della povertà, del lavoro minorile, delle barriere istituzionali e tradizionali, del matrimonio precoce, della mancanza di sicurezza andando o tornando da scuola, della mancanza di servizi sanitari separati, delle molestie sessuali e della violenza nelle scuole, delle gravidanze indesiderate e del sovraccarico del lavoro domestico.

 

 

Le aree prioritarie di lavoro delle donne oltre il 2015
La disuguaglianza divide il mondo: le 85 persone più ricche al mondo possiedono quanto possiedono 3.5 miliardi di persone; l’80% della popolazione mondiale vive con meno di 10 dollari al giorno. La quota di salario del reddito nazionale ha registrato una diminuzione costante da decenni, in concomitanza con l’indebolimento delle istituzioni del mercato del lavoro, le ulteriori misure di austerità e le politiche neoliberiste in tutto il mondo. La riduzione della povertà e l’uguaglianza di genere dovrebbero essere collegate alla crescita del reddito e dei salari. La parità salariale e un salario minimo dignitoso dovrebbero fare parte degli obiettivi della politica sociale ed economica.
Tuttavia, molte riforme che stanno per essere negoziate avranno un impatto negativo sulla regolamentazione futura di pubblico interesse, e rappresenteranno una minaccia seria per la democrazia perché i negoziati hanno luogo senza controllo parlamentare.
E’ necessaria una nuova architettura dell’economia globale e locale nella quale il lavoro dignitoso, l’accesso universale alla protezione sociale, un’agenda economica a favore della cura e della sostenibilità ambientale siano i punti cardine. Un riesame degli investimenti può fornire i fondi necessari per coprire la protezione sociale, un salario minimo dignitoso e un’istruzione per tutti, nonché l’energia rinnovabile per fermare il cambiamento climatico. Tuttavia, chiediamo la giustizia fiscale, la fine dei paradisi fiscali, dell’elusione fiscale e della corruzione, chiediamo di affrontare la corsa al ribasso degli incentivi fiscali e le politiche in materia di concorrenza fiscale a livello regionale.
Le misure di austerità introdotte in risposta alla recente crisi economica globale e ai tagli della spesa pubblica, sia nelle nazioni sviluppate che in via di sviluppo, hanno un impatto sproporzionato sulle donne e sulle ragazze. C’è un aumento senza precedenti nella quota di lavoro informale e precario in cui le donne sono sovra rappresentate. I tagli alla spesa pubblica portano sempre più alla privatizzazione dell’istruzione che tende a rafforzare l’esclusione sociale. Una maggiore regolamentazione degli attori privati non contrasta sufficientemente la discriminazione sistemica sopportata dalle ragazze quando l’istruzione viene ridotta a mercato. L’istruzione deve essere vista come un bene pubblico, piuttosto che una merce se le donne e le ragazze devono godere pienamente del diritto all’istruzione. E’ necessaria un’enfasi rinnovata sull’obbligo degli Stati a rispettare il diritto all’istruzione delle donne e delle ragazze affinché godano nella pratica del diritto all’istruzione, in modo che l’istruzione, in quanto diritto umano, sia realmente trasformativa.
I decisori politici devono affrontare la distribuzione disuguale del lavoro di cura non retribuito e liberare milioni di donne affinché partecipino in modo più pieno ed equo all’assunzione delle decisioni nelle sfere interconnesse dell’occupazione, dell’istruzione e della sfera pubblica. L’inclusione delle considerazioni sul lavoro di cura non retribuito nell’elaborazione della politica economica condurrà alla costruzione di economie più resilienti, e, nel contempo, alla costruzione di società più giuste mediante la riduzione delle disuguaglianze di genere e di reddito e a migliorare le capacità umane.
Chiediamo ai responsabili politici un cambiamento coraggioso: dall’inazione a investimenti mirati e a riforme del lavoro volte a costruire un mercato del lavoro inclusivo che assicuri la parità di accesso delle donne a un lavoro retribuito e dignitoso, che includa la rappresentanza delle donne nel processo decisionale e l’accesso a servizi pubblici di qualità e ad un’istruzione di qualità. L’investimento nell’economia di cura riconosce il valore reale del lavoro di cura, che
attualmente viene spesso fornito attraverso lavoro non retribuito o molto mal retribuito, spesso anche invisibile nelle statistiche. L’investimento nell’economia di cura può abbattere gli stereotipi di genere e la segregazione occupazionale, e avere un impatto positivo sul divario retributivo di genere sfidando i ruoli tradizionalmente assegnati ai ruoli di genere. L’accesso universale ai servizi pubblici di qualità è fondamentale per costruire società giuste ed eque. I meccanismi di mercato svolgono il loro ruolo, ma si sono rivelati incapaci di garantire l’accesso universale.
La Piattaforma d’Azione di Pechino (BpfA) ha riconosciuto che la violenza sulle donne e sulle ragazze (VAWG) “viola e pregiudica o rende nullo il godimento… dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.
La violenza domestica è la forma di violenza sulle donne e sulle ragazze (VAWG) più diffusa e rappresenta la causa principale degli omicidi di donne nel mondo. Si stima che 246 milioni di ragazze e di ragazzi siano vittime ogni anno di violenza legata alla scuola (SRGBV) e, anche se le ragazze e i ragazzi possono essere il bersaglio della violenza (SRGBV), le ragazze sono le più vulnerabili. La violenza sulle donne e sulle ragazze (SRGBV) rappresenta uno ostacolo serio all’apprendimento. La VAWG nei luoghi di lavoro rappresenta un fenomeno diffuso che riguarda milioni di donne e coinvolge in modo sproporzionato taluni gruppi di donne vulnerabili.
La realizzazione dei diritti umani universali delle donne, dell’empowerment e della loro promozione alle posizioni apicali sono gli elementi fondamentali di un’agenda intesa ad eliminare la violenza sulle donne e sulle ragazze. Il rispetto e la promozione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali sono condizioni essenziali per garantire l’autonomia delle donne e la capacità di uscire da situazioni violente. L’accesso alle cure sanitarie e ai servizi sociali, alla cura dei figli, all’istruzione, all’alloggio, alla sicurezza alimentare e ad un reddito base è inestricabilmente legato alla maggiore o minore vulnerabilità delle donne rispetto alle diverse manifestazioni di violenza.

 

La via da seguire

Le donne nei sindacati chiedono ai Governi di adottare con urgenza misure coraggiose che diano attuazione alla piattaforma d’azione di Pechino, specialmente quando negozieranno un nuovo quadro di sviluppo sostenibile che sarà adottato nel 2015. Invitano i Governi a:

 – Onorare gli impegni passati per affermare e sostenere il rispetto dei diritti fondamentali sul lavoro e specialmente per estendere l’accesso delle donne ad un’occupazione retribuita e ad un lavoro dignitoso attraverso: investimenti in servizi pubblici di qualità che includano la cura dei figli e degli anziani, l’istruzione e la sanità, e che affrontino in modo realistico “l’economia di cura”; l’istituzione di solidi meccanismi di salario minimo per affrontare la crescente povertà dei lavoratori garantendo un salario dignitoso; i sistemi di protezione sociale di base conformemente alla raccomandazione dell’ILO n° 202 e alla convenzione n°
102 sulla sicurezza sociale, volti a garantire la fornitura dell’accesso universale alla cura sanitaria essenziale, la garanzia di assistenza alla maternità e di sicurezza sociale di base come la sicurezza di un reddito base per i figli, le persone anziane e le persone in età attiva che non riescono a guadagnare a causa della malattia, della disoccupazione, della maternità e della disabilità; le riforme del lavoro conformemente alle nome fondamentali dell’ILO e alle convenzioni sull’uguaglianza di genere (C87, C98, C29 e protocollo, C182, C111 e C100, C156, C183 e C189);
– Eliminare la violenza di genere nel lavoro, anche attraverso l’adozione di una norma internazionale del lavoro;
– Rafforzare le istituzioni del mercato del lavoro, che includono la contrattazione collettiva, il dialogo sociale e gli ispettorati del lavoro che si sono dimostrati efficaci nel ridurre la femminilizzazione della povertà;
– Stralciare i servizi pubblici dagli Accordi per il Libero Scambio;
– Introdurre sistemi fiscali progressivi finanziati e applicati in modo adeguato, e fornire mezzi per l’autosufficienza economica a tutti i livelli;
– Collegare la riduzione della povertà alla crescita del reddito e dei salari per affrontare la disuguaglianza, garantendo che l’uguaglianza di genere e i diritti umani delle donne siano integrati nell’intero quadro dopo il 2015, e adottare obiettivi autonomi per una piena e produttiva occupazione e lavoro dignitoso per tutti, per sistemi nazionali di protezione sociale di base, istruzione e uguaglianza di genere. Devono essere inclusi obiettivi e indicatori al fine di valutare: i livelli salariali minimi dignitosi; la creazione di occupazione per le donne e gli uomini; la realizzazione delle componenti dei sistemi di protezione sociale di base; e un finanziamento adeguato (% del PIL) per sostenere l’attuazione del nuovo quadro di sviluppo sostenibile.
(Traduzione di Maria Teresa Polico)

 

Approfondimenti

I cento anni di Mario Lodi

La rivista il Pepeverde, n. 13/2022, dedica ampio... leggi tutto »

Università: selezionare i migliori o migliorare tutti?

Dopo la pandemia sarebbe giunto il momento di... leggi tutto »

CNR: un ente da rilanciare

Alberto Silvani, nel suo articolo del nuovo... leggi tutto »

i libri del momento