La condizione delle donne durante la pandemia è ulteriormente peggiorata: la convivenza forzata h24 causata dalle restrizioni di movimento dettate dalla pandemia in corso hanno portato le donne a subire ancor di più la violenza domestica senza neanche poter chiedere aiuto. A tutti è noto che ogni 3 giorni circa si conta un femminicidio in più. In questo periodo il 70% delle persone che hanno perso il lavoro sono donne.
Al di là degli effetti contingenti dovuti alla pandemia, restano i problemi di fondo, quelli di sempre per i quali è necessario concentrarsi sulla origine culturale delle discriminazioni di genere che si riscontrano a partire dal linguaggio, nei libri di testo a scuola, che continuano a riproporre modelli stereotipati delle donne e degli uomini (recentissima è la polemica sulla definizione che il dizionario Treccani online dà della “donna” ) e si ritrovano sui social (dove, purtroppo, anche molte donne si prestano a questo gioco al massacro); nei ruoli sociali, che vengono considerati “maschili” o “femminili”, nelle condizioni lavorative; e in quelle psicologiche.
Ma qualche timido e importante segnale positivo si affaccia all’orizzonte: abbiamo assistito in questi giorni a manifestazioni di uomini che sono scesi in piazza contro la violenza di genere.
NONUNADIMENO, in tantissime città di tutta Italia, chiama alla mobilitazione.
LEGGI QUI l’appello che questi temi riassume tutti.
La giornata di mobilitazione a Roma si svolgerà in mattinata con un flashmob davanti al Ministero dell’economia e delle finanze “contro la violenza strutturale e per l’indipendenza economica” e proseguirà nel pomeriggio “Contro violenza, sfruttamento e discriminazioni”.
alcune delle tante iniziative
Pensieri e parole. Ambiguità del linguaggio e invisibilità di genere
Parità di genere ed educazione. Stereotipi culturali e barriere mentali